La crisi sistemica che
stiamo attraversando scuote violentemente l'insieme
degli equilibri e delle relazioni sociali e civili. In
particolare è l'assetto della democrazia, così come lo
abbiamo conosciuto e vissuto negli ultimi decenni, ad
essere messo duramente alla prova. Ma forse sono anche
teorie e pratiche banalizzanti della democrazia
a logorarne la vitalità e a restringerne ogni
giorno di più l'orizzonte, indebolendola nei confronti
delle tentazioni tecnocratiche e al tempo stesso di
quelle populiste. Può essere opportuno allora ripensare
la democrazia, a partire dalla sua più classica - e più
radicale - definizione, secondo cui essa è "il regime in
cui possono avvenire rivoluzioni senza che sia
necessario ricorrere a spargimenti di sangue".
Affermando che la democrazia può consentire la
rivoluzione senza un tributo di sangue, si implica
niente meno che è possibile all'uomo la palingenesi
senza un prezzo di morte, grazie allo sforzo acrobatico
costante di tenere in parità i contrari: la ripetizione
e l'innovazione, la continuità e la rottura, come
l'auriga i cavalli platonici.
Forse questa è "l'utopia immanente" della democrazia: di
poter contenere entro le sue pratiche procedurali
"l'evento totale" della rigenerazione sociale. Questo
bisogna riportare in evidenza se si vuol salvarla
dall'appiattimento. Ciò che non fanno quelle concezioni
che, concependo il processo democratico come pallida
"alternanza", lasciano che prenda il sopravvento la
continuità sulla discontinuità, la ripetizione sulla
innovazione. Come se il pericolo venisse solo
dall'estremo della violenza sovvertitrice, e non anche
dall'eccesso banalizzante di medietà, dallo sfinimento
rituale, dei quali poi si nutrono i
demoni del sangue.
Ma riflettere sulla democrazia e sul suo stato non
richiede solo che se ne espliciti il cuore utopico.
Anche che si individuino nel suo farsi reale le polarità
intorno alle quali si addensano le sue tensioni vitali,
scandagliandole dall'interno.
Così ragionando, abbiamo individuato tre faglie critiche
che attraversano la democrazia: quella che passa entro
il rapporto tra impulso di rinnovamento e tecnicità
della procedura; quella tra la spontaneità della
manifestazione sociale e la sua formulazione "educata",
cioè politica; quella tra la "normalità" della vita
democratica e la sua "altra faccia": lo stato di
eccezione, con i suoi rischi sacrificali. A ciascuna
dedichiamo una giornata
Alberto
Madricardo
locandina
Di seguito
le registrazione degli interventi in formato mp3 (per
scaricare i files cliccare con il tasto destro sul titolo)
DEMOCRAZIA TRA TECNICA E UTOPIA 3 maggio 2012
Presentazione e coordinamento
- Alberto Madricardo
Nemus-SFI
Eleonora Montuschi
Uni. Ca' Foscari - London School of Economics
Presentazione 2
Stefano Maso
Uni. Ca' Foscari - SFI
Presentazione 3
Giuseppe Goisis_
Uni. Ca' Foscari - SFI
Discussione
DEMOCRAZIA TRA SPONTANEITA' ED EDUCAZIONE
10 maggio 2012
Presentazione e coordinamento
- Alberto
Tacco Nemus-SFI
Ruggero Zanin
Nemus
Carlo Forte
CGIL - Sindacato Scuola
Francesco
Macaluso
Uni. Ca' Foscari - Nemus
Discussione
DEMOCRAZIA E STATO DI ECCEZIONE 17
maggio 2012
Presentazione e coordinamento
-
Stefano Maso
Uni. Ca' Foscari - SFI
Giulia Maria Labriola
Uni. Suor Orsola Benincasa Napoli
Alberto Madricardo
Nemus-SFI
Discussione
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