Centro
Culturale Candiani
I FILOSOFI E IL
POTERE
novembre 2015 / marzo 2016
a cura di
Associazione Culturale "Nemus"
SFI Società Filosofica
Italiana (sezione di
Venezia)
Università Popolare di
Mestre
Il potere come capacità
di condizionare uomini da parte di altri
uomini, il potere per antonomasia,
è
il potere politico ed
è
un concetto fondamentale della scienza
politica. La riflessione sul potere e sui molti
concetti affini - autorità,
governo, forza, violenza - comincia nel mondo
antico, nelle forme di quella che oggi si chiama
filosofia politica. Proprio da questa
millenaria riflessione filosofica prende le mosse la serie delle
conferenze di quest’anno
sul potere.
Nella Politica Aristotele distingue tre tipi di
potere: il potere paterno, esercitato dai padri sui
figli; il potere padronale, esercitato dai padroni
sullo schiavi; il potere politico, esercitato dai
governanti sui governati. Potere paterno e padronale
possono essere ricondotti al genere comune del
potere domestico, esercitato dal capofamiglia sulla
casa e sulla sfera dei rapporti privati economici,
basati sullo schiavismo. Il potere politico riguarda
la distinzione tra le forme dei poteri pubblici:
monarchia, aristocrazia, democrazia. (Stefano Maso:
prima lezione, 10 novembre 2015).
Nel mondo romano si affermano due ulteriori
distinzioni: la superiore influenza o auctoritas
attribuita ai pontefici, e il potere in senso
stretto o potestas, attribuita al re. Nel mondo
cristiano -medievale tutte le distinzioni, quella
antica aristotelica e quella romana, tendono a
perdersi a seguito della indistinzione tipicamente
feudale tra pubblico e privato e a seguito delle
pretese dell’impero
da un lato e del papato dall’altro
di monopolizzare sia il potere spirituale che il
potere temporale. (Davide Spanio: seconda lezione,
24 novembre 2015).
Il conflitto fra tradizione e modernità,
fra dogma e indagine scientifica, fra controllo
religioso e laicità
si manifesta nel processo a Galileo. (Ruggero
Zanin, lezione del 12 gennaio 2016).
Nel mondo moderno nasce la concezione
artificialistica del potere: il potere politico
viene concepito come frutto non della socialità umana, inscritta nell’ordine
naturale-divino del mondo, bensì
di un consenso artificiale, fornito nella
forma di un contratto, per mezzo del quale si
formerebbero società
e stato, ormai concettualmente distinti.
(Ruggero Zanin: lezione su Hobbes e Locke il 26
gennaio 2016).
A partire dalla Rivoluzione francese e con la
formazione degli stati moderni il potere
è
inteso come monopolio della forza legittima,
o addirittura della violenza legittima. (Lezioni di
Giacometti su Hegel il 9 febbraio e su Schmitt il 22
marzo 2016)
Ma il potere non
è
solo politico. Nella lezione di Giuseppe
Goisis (15 dicembre 2015) viene affrontata la
stretta relazione, elaborata da Bacone, tra sapere e
potere, inteso quest’ultimo
in senso tecnologico, come possibilità
di manipolare la natura piegandola ai
progetti di felicità dell’uomo.
Alberto Madricardo affronta il tema della
“servitù
volontaria”,
della convinzione, cioè,
che l’abitudine, il costume e, non da ultimo, l’ignavia
dei sudditi portino all’acquiescenza
di fronte alla tirannia. (Lezione del primo dicembre
2015). Nella penultima lezione (8 Marzo 2016)
Madricardo riprende lo stesso tema, ma attraverso lo
sguardo della hegeliana figura fenomenologica della
“Signoria
e servitù”
letta come paradigma esistenziale
da Kojève.
Infine Ornella Doria (Lezione del 23 febbraio)
parlerà della satyagraha, la teoria etico-politica elaborata dal
Mahatma Gandhi. Tradotta di solito come
“resistenza passiva”,
il significato letterale di satyagraha
è “insistenza per la verità”. Tale teoria era alla base della prassi della disobbedienza
civile e veniva integrata dall’altro
principio, di origine indiana e buddista,
dell'ahimsa o non-violenza.
novembre 2015 /
marzo 2016 ore 18,00