Centro
Culturale Candiani
I FILOSOFI E LA
BELLEZZA
novembre 2013 / marzo 2014
a cura di
Associazione Culturale "Nemus"
SFI Società Filosofica
Italiana (sezione di
Venezia)
Università Popolare di
Mestre
Da quest’anno
comincia un nuovo ciclo di conferenze di filosofia.
La storia del pensiero filosofico cede il posto
all’illustrazione del modo in cui alcune parole o
concetti sono stati fatti oggetto di riflessione dai
filosofi. La parola scelta per le conferenze di
quest’anno è Bellezza. La Bellezza non è un
argomento marginale nella storia della filosofia e
neppure ne costituisce un settore distinto, almeno
non lo è sempre stato. A partire dalla grande
sistemazione teorica di Platone, la Bellezza viene
pensata come elemento fondamentale, imprescindibile,
di ogni ambito del sapere, come elemento che
vivifica il sapere. Ciò dipende dalla constatazione
che l’universo in sé è bello e che l’uomo, in quanto
dotato degli strumenti percettivi e intellettivi per
cogliere questa qualità, è altresì in grado di
partecipare ad essa, nel senso in cui secondo
Platone le cose belle lo sono perché partecipano
della Bellezza. E poiché la Bellezza è costitutiva
della realtà, è bella anche la teoria che indaga
l’origine, la costituzione e il funzionamento della
realtà. Questo approccio viene ripreso anche dal
pensiero cristiano. Per Tommaso, nella realtà Vero,
Bene e Bello sono la stessa cosa. Scrive egli: «Il
Bello e il Bene si identificano nel soggetto, perché
si fondano sulla medesima realtà, cioè sulla forma,
e per questo ciò che è buono è lodato come bello».
Anche per Gottfried Leibniz la Bellezza dipende
dalla realtà e la informa, determinando il solco sui
cui si deve muovere la teoria. L’armonia è, infatti,
la cifra del mondo e della conoscenza. Immanuel Kant
invece separa la scienza della natura dai criteri
del bello, ma sottolinea la superiorità del giudizio
riflettente, estetico, su quello determinante,
teoretico. Quest’ultimo, anzi, ha bisogno del primo
come stimolo per la ricerca. Friedrich Schiller
colloca la sua riflessione sulla Bellezza
all’interno di un rapporto mutevole e creativo tra
uomo e mondo, non esclusivamente imitativo o di
dominio, ma inteso come una relazione di scambio
reciproco. Per Benedetto Croce il tutto,
l'universalità, prende vita e forma nell'arte.
Nell’arte «il singolo palpita della vita del tutto,
e il tutto è nella vita del singolo”. Come non
vedere in questa affermazione una “parafrasi” della
concezione idealistica secondo la quale il
particolare si esprime nell’universale e
l’universale si manifesta nel particolare? Croce
svaluta, però, i temi tradizionali dell’estetica,
come la distinzione tra generi letterari e tra
stili, o la riflessione sul Bello naturale. Sono,
invece, propriamente questi i temi di cui si era
occupato Longino (o lo Pseudo-Longino) nel trattato
sul Sublime. Infine: qual è l’influenza che la
società moderna ha sull’idea di Bellezza e sulla
produzione artistica come forma di apprensione del
reale? Walter Benjamin cerca di rispondere alla
domanda di quale sia il posto dell’arte in un mondo
in cui la produzione divenuta di massa banalizza e
rende significativamente irrilevante o irreperibile
il Bello. Quale posto assegnare, poi, al Brutto? Di
tutti questi temi, e delle domande connesse, si
parlerà nelle conferenze.
novembre 2013 /
marzo 2014 ore 18,00