Centro
Culturale Candiani
Il mio filosofo
novembre 2018 / marzo 2019
a cura di
SFI Società Filosofica
Italiana (sezione di
Venezia)
La scelta delle conferenze di quest’anno non è
legata a un concetto o a una tematica particolari,
così come è stato negli anni passati. Quest’anno
ogni relatore porta il suo filosofo, quello che ha
trovato più stimolante, oppure che ha studiato per
primo o più a lungo; quello che, forse, ha più
amato. “Il mio filosofo” è il titolo delle
conferenze, anche se per le relatrici Doria e
Giacometti i filosofi sono due. Si comincia dal
principio: da Platone e da Aristotele. Tutta la
filosofia successiva non è che un commento a
Platone, si dice, ma anche ad Aristotele, in ogni
campo. Il piacere che si prova a rileggerli ancora
non è dato solo dal fatto che hanno inventato un
lessico e un universo di concetti che hanno cambiato
la storia della scienza e della cultura occidentali,
ma anche dal fatto che quei concetti ci suonano
ancora familiari, non sono desueti. Che dire di
Giordano Bruno che fu tanto arrogante e superbo, ma
che seppe sfidare fino alla morte i principi
filosofici in cui credeva e per questa ragione viene
considerato un martire della libertà di pensiero?
Non erano principi qualunque, ma ultramoderni:
dall’adesione alla rivoluzione copernicana Bruno
inferì l’infinità e la complessità dell’universo,
dove non esiste centro e tutto è centro; dove ogni
movimento è relativo e non esiste un Dio al di
fuori. Jean Jacques Rousseau fu il filosofo della
“democrazia diretta”; in questi tempi sia il suo
nome che il suo pensiero politico evocano argomenti
di grandissima attualità: non sappiamo quanto egli
sarebbe d’accordo con qualche speciosa torsione
delle sue idee. Non va inoltre dimenticata l’accusa
che Rousseau rivolse alla società di essere
corruttrice dell’anima umana con l’offerta di beni
superflui che alimentano la nostra avidità. Anche
quest’accusa, tre secoli dopo, resta attuale. Poi
c’è il filosofo della sintesi delle sintesi; della
storia della filosofia che coincide con la filosofia
della storia; del movimento dello spirito che si
manifesta nel movimento della coscienza; del
particolare che esprime l’universale. Si tratta di
Friedrich Hegel, difficile e oscuro, ma
appassionante quando si riesce a comprenderne il
linguaggio. Riguardo a Henri Bergson basti enumerare
gli argomenti ai quali ha dedicato i suoi studi: la
differenza tra intelligenza e intuizione; la natura
del tempo: il tempo spazializzato e la durata reale;
la memoria; l’evoluzione creatrice; la libertà. Per
tutte queste tematiche, alle quali ha cercato di
dare una risposta che fosse all’altezza dei
risultati della scienza contemporanea, Bergson va
considerato un grande filosofo metafisico.
Altrettanto complesso e di grandissimo respiro è il
pensiero di Teilhard de Chardin, secondo il quale la
struttura nascosta dell'universo si manifesta grazie
al principio per il quale «tutto ciò che sale
converge».Teilhard cerca di unificare scienza e
teologia mediante, detto assai sinteticamente, la
Legge di complessità e coscienza; questa viene
esplicitata come legge dell'evoluzione
simultaneamente sia della materia che dello spirito
verso quello che egli chiama Punto Omega e che
parimenti esprime una fiducia nel progresso,
nell'in-avanti, e in Dio, nell’in-alto. Poi c’è
Ludwig Wittgenstein che Bertrand Russell descrisse
come “il più perfetto esempio di genio che abbia mai
conosciuto: appassionato, profondo, intenso, e
dominante”. Wittgenstein è stato un pensatore
anomalo per la personalità e la condotta di vita
anticonformista e schiva; per l'avversione verso la
filosofia tradizionale e per il carattere spesso
criptico ed enigmatico dei suoi scritti. Lo stesso
titolo dell’unica opera da lui pubblicata, il
Tractatus Logico-Philosophicus, può infatti essere
frainteso; esso afferma la priorità assoluta della
logica, ma, insieme, l'idea che la logica è
essenzialmente filosofica. Il libro diventò punto di
riferimento per il Circolo di Vienna al quale egli
non aderì ufficialmente, pur frequentandolo. Il
pensiero di Wittgenstein ha profondamente
influenzato lo sviluppo della filosofia analitica,
in particolare la filosofia del linguaggio e la
filosofia della mente. Da ultimo viene presentato
Gregory Bateson, altra figura di pensatore
complesso, enigmatico, e geniale: rivoluzionò
l'approccio alla malattia mentale introducendo la
teoria del “Doppio legame”; si dedicò allo studio
dell’apprendimento ponendo l’accento sul concetto di
deutero-apprendimento o "apprendimento ad
apprendere”. I suoi libri “Verso un’ecologia della
mente” e “Mente e natura” definiscono in maniera del
tutto originale il concetto di "mente" come tendenza
dei sistemi di interazione a costruirsi come sistemi
mentali sovra-individuali.
novembre 2018 /
marzo 2019 ore 18,00