Centro
Culturale Candiani
Spunti
di filosofie non accademiche
novembre 2017 / marzo 2018
a cura di
Associazione Culturale "Nemus"
SFI Società Filosofica
Italiana (sezione di
Venezia)
Università Popolare di
Mestre
Nei manuali scolastici si usa distinguere la
storia della filosofia in “pre-socratica”, quella
che getta le basi degli argomenti e del linguaggio
filosofici, e la successiva. Socrate è il “filosofo”
per antonomasia: colui che pose i problemi nella
“giusta” prospettiva e che visse in modo esemplare,
e in modo conseguente morì nel 399 a.C. Platone,
allievo di Socrate, fondò l’Accademia nel 387 a.C.
Per “filosofia accademica” si intende da questo
momento in poi la filosofia che si studia nelle sedi
ufficiali: Accademie, Scuole, Università, Licei, e
che implica l’insegnamento del sapere tradizionale e
delle teorie dei “filosofi” di professione. Esiste,
tuttavia, una storia del pensiero filosofico e
scientifico “non accademico”, a volte studiato e
riconosciuto ufficialmente, spesso escluso dal
dibattito pubblico, condannato e costretto a
percorrere strade traverse e nascoste per essere
diffuso. Di quest’ultimo si occuperanno quest’anno
le ormai “tradizionali” conferenze filosofiche.
Degli scritti di Democrito, Platone disse che
dovevano essere bruciati. I “Presocratici”, in
generale, sono filosofi naturalisti, “fisiologi”:
studiano la natura cercando in essa, e nelle sue
sempre mutevoli forme fenomeniche, qualcosa di
permanente; per Democrito è l’atomo. La concezione
della natura fondata sugli atomi è materialistica e
meccanicistica, dominata insieme dal caso e dalla
necessità: di qui la condanna di Platone, il quale
sosteneva che il mondo è stato costruito a
imitazione di un modello perfetto. Alla fisica
atomistica di Democrito si riallaccia Epicuro per
proporre un’etica austera, fondata sul calcolo
meticoloso dei piaceri necessari e utili, in vista
di una felicità integralmente terrena. Attraverso la
contaminazione con il
mondo filosofico
e religioso
greco-romano
si sviluppano dal I al
III secolo
alcune correnti minoritarie del cristianesimo.
Queste ultime vengono raggruppate sotto la
definizione di
gnosticismo, un
complesso di molteplici correnti spirituali e
dottrinarie,
variegate e composite, prive di una direzione
comune, che diedero vita a un un fenomeno religioso
osteggiato come eretico da parte di numerosi
Padri della Chiesa.
Con il Cristianesimo la filosofia diverrà un
supporto al servizio della fede e passeranno secoli
prima che essa possa di nuovo far trionfare la
“Ragione” e il “Metodo razionale” sui dogmi. Durante
tutto il Medioevo la sensibilità della teologia e
della filosofia ad essa asservita nei confronti
delle eresie fu particolarmente intensa, soprattutto
perché queste si nascondevano sotto il sotterfugio
della “doppia verità”, una di ragione e una di fede.
Alla potenza degli argomenti della ragione di un
Abelardo si opponeva il potere dell’autorità, con
l’incriminazione e la condanna al rogo dei testi non
conformi alla dottrina ufficiale delle “Scuole”. Il
monopolio o quasi del sapere apparteneva a questa
forma medioevale e chiesastica dell’“Accademia”; era
privilegio dei “chierici”. Anche la “modernità” si
trovò a fronteggiare i suoi eretici: Galileo, benché
docente universitario, e il prete Gassendi
sospettato di essere un libertino; entrambi furono
attirati dalla teoria dei “corpuscoli” – come venne
allora chiamata l’antica teoria atomistica di
Democrito, che riproponeva una concezione
dell’universo senza il concorso di Dio. Il
materialismo cominciava a non poter più essere
esorcizzato. Materialistico e “sensistico” fu
l’Illuminismo, del quale il Foscolo fu seguace: il
mondo non è che materia, soggetta ad un processo
incostante di trasformazione, governata da leggi
meccaniche. Stesso destino toccò alla storia quando
Marx rovesciò il paradigma hegeliano. Essa non fu
più considerata il terreno su cui lo “Spirito”
manifesta la sua maestosa efficacia, ma, molto
prosaicamente, il luogo della vita e della sua
riproduzione. Non soltanto i “materialisti” più noti
(Democrito, Epicuro, Spinoza, Gassendi, Illuministi,
Marx, Nietzsche…) fanno parte di una storia
alternativa a quella ufficiale e accademica, ma
anche pensatori religiosi dello spessore di Teilhard
de Chardin, che cercò di conciliare la teoria
evoluzionista e la dottrina del
peccato originale.
Per questo i superiori del suo ordine Gesuita, con
un provvedimento disciplinare, lo costrinsero a
dimettersi dall'insegnamento di materie
filosofico-teologiche, invitandolo a non pubblicare
più nulla su questi temi. L’ultima lezione riguarda
la “disobbedienza civile”: “Tutti gli uomini
riconoscono il diritto alla rivoluzione, cioè il
diritto di rifiutare l'obbedienza, e di opporre
resistenza, a un governo, nel caso cui la tirannia o
la inefficienza siano gravi e intollerabili”: così
Thoreau, il predicatore romantico della
disobbedienza.
novembre 2017 /
marzo 2018 ore 18,00