torna a menu collaboratori

Workshop B

Come migliorare le conoscenze in urologia:

confronto tra infermieri che operano

sul territorio e/o in strutture ospedaliere

a cura di

Gabriele Gentini

Luciano Urbani

 

 

Io sono Luciano Urbani, infermiere professionale in Unità operativa di Urologia e cardiochirurgia dell'Ospedale di Mestre -Venezia e assieme a Gabriele Gentini, infermiere professionale del servizio assistenza domiciliare, distretto n. , di Torino,

organizziamo questo workshop:

Prima di tutto cominciamo a conoscerci.

 

Un primo aspetto è che per conoscere

bisogna soprattutto saper riconoscere

che c’è un bisogno di sapere qualcosa di più sulla questione.

E’ necessario orientare energie e risorse verso l’aspetto o la situazione problematica:

individuare alcuni punti da osservare nel tempo per effettuare i confronti.

D’altro canto le esperienze acquisite in ospedale non sempre rispondono ai quesiti e alle problematiche del domicilio.

Questo perché le variabili in gioco sono molteplici e difficilmente controllabili e qualche volta insolubili.

Obiettivo principale deve essere l’uomo, con i suoi problemi (urologici e non) che ci presenta quotidianamente.

Requisito fondamentale per attuare valide procedure e linee assistenziali è la motivazione dell’infermiere.

Dobbiamo essere soggetti attivi e non semplici esecutori di manovre sotto il controllo del medico di base o di distretto.

Necessario se non indispensabile è “l’apertura” di spazi e risorse da parte della Azienda per l’attuazione di progetti di ricerca e sperimentazione assistenziale.

La RICERCA non è solo a lettere maiuscole, riservata a grandi strutture e eminenti cervelli, ma può essere prodotta “sul campo” da operatori motivati ed è soprattutto frutto, oltre al necessario rigore scientifico, di dedizione ed entusiasmo.

Certo la situazione attuale è difficile:carenza di infermieri, progetti assistenziali calati dall’alto, disinteresse per i problemi sanitari quotidiani del cittadino (piccoli rispetto a grandi tematiche quali cardiochirurgia, trapianti, genetica,ecc…), e non ultimo, stipendi inadeguati e non gratificanti.

Comunque noi, che siamo qui, e quindi qualche attributo ce l’abbiamo, intendiamo tracciare un percorso verso la crescita e lo sviluppo di possibili conoscenze.

Ora, se non vi spiace vorrei iniziare la prima parte parte del workshop “dall’ospedale a domicilio” che mostra alcuni momenti della mia esperienza.

Poi Gabriele continuerà con la seconda parte “esperienze dal territorio”.

 

Parte prima: “Dall’ospedale a domicilio” di Luciano Urbani

Monitoraggio delle urine nei pazienti portatori di catetere vescicale nel territorio di Mestre (Venezia).

Questa è una ricerca che ho effettuato da solo a domicilio, durante gli anni 1992-93, oltre l'orario normale in corsia di Urologia.

Cercherò di condensare in pochi minuti, sperando di mantenere la comprensione, la mia esperienza, che abbisognerebbe di molto più tempo.

Sono partito con le conoscenze acquisite in Ospedale sulla prevenzione delle infezioni ospedaliere del C.D.C. di Atlanta, di M.L. Moro dell’Istituto Superiore di Sanità e di altri.

Tutte cose corrette e precise, in corsia, ma problematiche da attuare a domicilio

Alle numerose domande che mi sorgevano non ho trovato manuali o protocolli infermieristici di assistenza domiciliare specifica, almeno in Italia:

quale metodo attuare a casa?;

è corretto imporre un metodo di gestione che poi non viene mantenuto realmente per incapacità, intolleranza o rifiuto da parte di paziente e/o famiglia;

il tipo dei presidi influisce sulla qualità della gestione?;

il metodo di gestione a circuito chiuso se attuato anche a casa previene le infezioni urinarie?

Antibiotico-terapia o antibiotico-profilassi previene o elimina l’insorgenza e la presenza di infezioni urinarie? quale farmaco usare e per quanto tempo (e le resistenze batteriche)?.

quali sono le cause di alcuni disturbi urinari accusati da alcuni pazienti, quali tenesmo, perdita d’urina, ricorrente ostruzione del catetere?

è possibile prevenirli o attenuarli?;

Queste erano le domande

non solo accademiche.

Perché bisognava pur rispondere ai problemi dei pazienti, che spesso mi contattavano telefonicamente, a cui il medico di base non dava giusta considerazione.

Altrimenti, cosa ci andavo a fare a casa dei pazienti?

 

MATERIALI E METODI

Per ogni visita compilavo una scheda per i dati amministrativi, del catetere e delle urine che poi raccoglievo in un archivio informatico (a casa mia).

Durante la prima visita cercavo di inquadrare il paziente secondo:

patologia,

terapia farmacologica,

eventuali handicap e mobilità,

igiene, ecc.

Allora ipotizzavo un progetto di gestione del catetere rispondente alle condizioni riscontrate, l’esigenza del paziente e della famiglia.

Ad ogni visita mensile prima di tutto effettuavo il prelievo per coltura, chimico e stick delle urine, e poi procedevo al controllo o alla sostituzione del catetere.

Programmavo la visita che prevedeva il prelievo di urine al mattino e consegnavo i campioni d’urina dei pazienti di quel giorno (al massimo tre) al termine delle visite, al Laboratorio di Microbiologia dell’Ospedale.

 

Queste procedure le ho rodate nel 1991.

E con il 1992 questo è divenuto il protocollo di assistenza

e sorveglianza delle infezioni urinarie a domicilio

 

Nel complesso ho effettuato 382 visite domiciliari,

ho raccolto 273 urinocolture

                                   270 esami completi urine

                                   350 stick

e inserito   257 cateteri,

 

RISULTATI

Alcuni dati:

ecco la percentuale dei microrganismi rilevati nelle 102 urinocolture del 1992,

1 sola è risultata negativa (1,9%).

Ma, sono validi questi risultati?

Un indicatore per valutare la validità della raccolta colturale

è il PAR test (potere antibiotico residuo nelle urine)

che in questo caso è risultato positivo solo in 4 urinocolture su 102 pari al 3,9%.

 

Questi i microrganismi rilevati nel 1992

 

Questa la terapia antibiotica assunta, che è stata pari a 177 giorni su 3212 (5,5%).

 

Alla fine dopo due anni (1992-1993) di assistenza e monitoraggio ho raccolto l’esperienza in 35 prospetti comprensivi di

dati sull’utente (patologie e durata del cateterismo),

tipo di gestione,

tipo di catetere,

caratteristiche ed esami delle urine,

terapia effettuata.

L’osservazione di questi dati evidenzia fra l’altro:

la presenza costante di batteriuria nella totalità dei pazienti anche senza sintomatologia

sia nei portatori da pochi mesi che da vari anni del catetere

sia con l’uso di metodi chiusi o aperti

sia con l’uso di terapia mirata o il tentativo di eradicare l’infezione

                l’impossibilità di “sterilizzare” le urine

                ecc

 

CONCLUSIONI

un paziente con catetere, qualunque sistema di prevenzione venga attuato,

                sarà sicuramente contaminato dopo 30 giorni;

il tipo di gestione del catetere deve essere adattato al paziente e non viceversa.

A gennaio ’94 ho formulato la bozza del protocollo di assistenza ai pazienti con catetere vescicale a domicilio.

Il punto fondamentale è il rapporto fra paziente-famiglia-infermiere collaborando con medico di base e struttute sanitarie e sociali. L’infermiere assegnato si prende cura della situazione, realizzando un’assistenza personalizzata ed adeguata ai bisogni riscontrati.

A seguito della presentazione al Coordinatore sanitario: vengono affidati alla Urologia di Mestre tutti i pazienti, non deambulabili, maschili con catetere vescicale dell’intera usl

La nuova fase, con quattro operatori in orario straordinario, prosegue con gli stessi livelli assistenziali (eccetto la raccolta colturale, solo al bisogno e non più routinaria) fino al settembre ’98.

Infatti a quella data termina il passaggio dei pazienti ai distretti di Mestre, che avvia l'assistenza con criteri diversi fin qui erogati.

Ora, un breve accenno al problema: “ph urine e calcolosi urinaria”

La presenza nelle vie urinarie di microrganismi produttori di ureasi, quali il Proteus, Pseudomonas, Stafilococchi, Klebsielle, determina il formarsi di calcoli di fosfato ammonio magnesiaco.

Questo enzima scinde l’urea in ammoniaca e anidride carbonica.

L’ammoniaca si idrolizza poi ad ammonio aumentando così il pH attorno a 8-9.

L’anidride carbonica si idrata ad acido carbonico e si dissocia poi in carbonato che precipita insieme al calcio come calcio carbonato.

L’ammonio fa precipitare il fosfato e il magnesio nel triplo sale fosfato ammonio magnesiaco (struvite).

La presenza di un corpo estraneo in vescica,quale il catetere vescicale, problemi neurologici, traumi, ictus, l'immobilità e le anormalità del bilancio del calcio e del magnesio nelle urine sembra contribuiscano all’infezione e alla tendenza a formare calcoli di struvite.

Quindi ho applicato di routine il protocollo di sorveglianza del catetere ai pazienti a domicilio.

Esso si basa fondamentalmente sull’uso sistematico del multistisck per l’esame estemporaneo dell’urina.

Il dato che dovrà essere rilevato con attenzione è il pH che normalmente è di 5-7.

 

****************************************************

Protocollo sorveglianza del catetere

Se viene riscontrato un valore superiore a pH 7 in un campione di urine fresche è opportuno effettuare un controllo ravvicinato.

Se alla visita successiva il valore rientra nei limiti si effettueranno visite e controlli normali.

Viceversa se alla visita successiva il valore del pH si conferma o adddirittura è in aumento è opportuno contattare il medico di base, che valuti la necessità di prescrivere un acidificante per le urine, quale ammonio cloruro per os (solitamente 500 mg per 3 volte al di o maggiore, secondo le indicazioni del medico e le condizioni del paziente).

Se ai successivi controlli ravvicinati il valore è rientrato si ritorna, all’assistenza normale.

Se invece, nonostante la terapia con acidificante, il valore si mantiene elevato si deve programmare un esame completo e colturale delle urine.

I prelievi vanno effettuati preferibilmente al mattino e immediatamente recapitati, al Laboratorio di Microbiologia, specificando che si tratta di prelievo da catetere ed eventuale terapia antimicrobica in atto.

I prelievi per l’esame colturale possono essere, eventualmente, conservati in frigorifero per non oltre 24 ore.

I prelievi per l’esame completo vanno effettuati su un campione di urine fresche.

Con i risultati contattare il medico curante (eventualmente l’urologo) per la prescrizione di eventuale terapia.

Se dopo la terapia il valore del pH rientra si attua l’assistenza normale.

Nell’eventualità che persista un valore alcalino elevato è opportuno che, in accordo con il medico di base, si contatti l’Urologia per un trattamento specialistico.

Nell’attesa della definizione di un protocollo operativo per la prevenzione della calcolosi vescicale, in alcuni pazienti e solo in pazienti che hanno ripreso la minzione o comunque non presentavano ristagno vescicale, la sola rimozione del catetere ha dato risultati veramente efficaci per il ritorno delle urine nella norma.

 

*******************************************************

E per finire:

“l’obiettivo dell’infermiere dev’essere, soprattutto e comunque, l’uomo. Ed è all’uomo, quando è possibile, che l’infermiere deve rivolgersi per far emergere le potenzialità e le capacità di controllo e di manualità sul ”catetere”.

Comunque per ulteriori informazioni vi invito visionare il mio sito web e a contattarmi.

 

BIBLIOGRAFIA  "Dall'ospedale a domicilio"

1) Center for Disease Control: “Guidelines for Prevention of Catheter-associated Urinary Tract Infections” Atlanta - U.S. Department of Health and Human Services, CDC, 1981;

2) Cortecchia V., Finzi G., Taddia P., Bandini A. :”La prevenzione delle infezioni ospedaliere associate a cateterismo vescicale” Bologna 1988;

3) Moro M. Luisa: “Epidemiologia delle infezioni ospedaliere: rischi per il paziente” Atti su “Prevenzione delle infezioni ospedaliere” Imperia, 16/17 novembre 1990;

4) Franklin C. Lowe, Charles B. Brendler : "La valutazione del paziente urologico" da UROLOGIA DI CAMPBELL - Ed. Verduci - Roma 1993;

5) George W. Drach : "Calcolosi urinaria: etiologia, diagnosi e terapia medica" da UROLOGIA DI CAMPBELL - Ed. Verduci - Roma 1993;

6) Barbara Innes: " Mantenere la funzionalità renale e intestinale” e “Assistenza ad una persona cateterizzata" da: Sorensen - Luckmann : "Nursing di base" - Ed.Ambrosiana - Milano 1982;

7) Fausto de Lalla: "Le infezioni delle vie urinarie” - Ed. Medico-Scientifiche - EDIMES - Pavia 1992

8) Luciano Urbani: “Bozza Protocollo Assistenza ai pazienti con catetere vescicale a domicilio” relazione al Primario di Urologia e al Coordinatore Sanitario ULSS - Gennaio 1994;

9) Luciano Urbani : “Sorveglianza urologica 1992-93: monitoraggio infezioni urinarie su pazienti con catetere vescicale” relazione al Corso AISTOM su :”Incontinenza urinaria e fecale” Osp.Villa Salus - 20 maggio 1994;

10) Domenico Florian, Luciano Urbani : Esperienza degli operatori della Divisione di Urologia nell’assistenza domiciliare al paziente con catetere vescicale” relazione al Corso AISTOM su ”Incontinenza urinaria e fecale” Osp.Villa Salus - 20 maggio 1994;

11) Luciano Urbani: “Esperienze per una gestione qualificata del catetere vescicale a domicilio” - Novembre 1995;

12) Ministero della Sanità, Comitato Nazionale per la valutazione della qualità dell’assistenza: “Prevenzione delle infezioni delle vie urinarie nei pazienti con catetere: un progetto nazionale” Gennaio 1996; *

13) Domenico Florian, Luciano Urbani : “Catetere vescicale a domicilio: l’esperienza di Mestre” relazione al 2° Convegno Lombardo A.I.UR.O. Mantova - 22 marzo 1997;

14) Luciano Urbani: “Prova cateteri silasil a domicilio” - pubblicazione RUSH -Novembre 1997;

15) Luciano Urbani: “Valvola cateterica ovvero come migliorare la qualità di vita alle persone con catetere vescicale” - pubblicazione RUSH - giugno 1999;

Questo documento è presentato nel numero 5 (settembre-ottobre ’96) de “L’Infermiere” dove a piè di pagina è presentato l’abstrat del mio elaborato “Esperienze per una gestione qualificata del catetere vescicale a domicilio”.

torna a menu collaboratori