Il Protocollo del 1994

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Servizio Sanitario Nazionale - Regione Veneto Presidio Ospedaliero: Ospedale di Mestre

Unità Locale Socio Sanitaria 36 Terraferma Veneziana Divisione di Urologia

Assistenza Infermieristica Urologica Domiciliare Primario: Dott. G.Viggiano

 

ESPERIENZA DEGLI OPERATORI DELLA DIVISIONE DI UROLOGIA

NELL’ASSISTENZA DOMICILIARE AL PAZIENTE CON CATETERE VESCICALE.

Relazione di Domenico Florian A.F.D. e Luciano Urbani I.P. per il

Corso AISTOM su "Incontinenza urinaria e fecale".

                                                                                        Ospedale Villa Salus, Mestre

                                     20 maggio 1994

 

 

L’incontinenza urinaria non risolvibile con cure mediche, riabilitative o chirurgiche, deve essere trattata adottando condom e/o pannoloni, presidi semplici da usare e con poche controindicazioni (esempio piaghe da decubito).

Qualora i due sistemi citati non possano essere applicati diviene indispensabile l’inserimento del catetere vescicale.

Nella pratica infermieristica esistono dei protocolli assistenziali, rivolti ai degenti cateterizzati, basati sulle indicazioni del C.D.C. di Atlanta, e in Italia dall’Istituto Superiore di Sanita’ (Moro) e dal S.Orsola di Bologna (Finzi, Taddia), che possiamo così brevemente riassumere:

    1. indicazione alla corretta cateterizzazione
    2. scelta ragionata del catetere (ch - tipo - materiale)
    3. modalità corretta di esecuzione della pratica:

                                - lavaggio delle mani;

                                - igiene intima del paziente;

                                - uso di kit sterile;

                                - ecc.

                4. adozione del sistema a circuito chiuso del drenaggio urine

                5. norme comportamentali su:

                                - irrigazioni,

                                - raccolta di campioni,

                                - mantenimento del circuito,

            - igiene,

            - ecc.

                6. aggiornamento continuo del personale.

 

Nella nostra realtà ospedaliera, dopo un normale periodo di apprendimento, è stato possibile applicare tali protocolli.

Il problema è sorto quando si è trattato di applicare queste regole così ben codificate alla realtà domiciliare.

Infatti per numerosi utenti non deambulanti era impossibile recarsi presso le strutture poliambulatoriali ogni qualvolta si evidenziavano delle problematiche inerenti al catetere o solo per la sua sostituzione e diveniva quindi indispensabile il ricorso alla struttura ospedaliera (Pronto Soccorso) con l’attivazione del Servizio Ambulanze.

Si creò quindi la necessità di effettuare delle prestazioni domiciliari, dapprima occasionali e poi in modo continuativo su detti pazienti.

La gestione del servizio fu affidata (da febbraio ‘94) alla Divisione di Urologia nell’ambito dell’ULSS 36 (ora ULSS 12), di tutti i pazienti non deambulanti portatori di catetere (sia per incontinenza che per altre patologie, esempio ipertrofia prostatica)

Abbiamo cercato quindi di portare a domicilio l’esperienza ospedaliera tenendo presente tutte le variabili legate a paziente - famiglia - ambiente..

Infatti una prima rilevazione dati su tali aspetti ci fornisce lo strumento per cercare di pianificare un’assistenza il più possibile mirata.

 

 

Variabili legate al paziente

- età

- patologia

- cultura

- autosufficienza (capacità psicofisica di comprendere ed applicare i suggerimenti comportamentali)

- stato psicologico (accettazione del presidio,di patologie invalidanti, della vecchiaia :"voglia di morire")

Tutti questi aspetti interagiscono tra loro e quindi è difficile standardizzare modelli comportamentali.

Infatti è diverso l’approccio ad paziente sessantenne colpito dal Morbo di Alzheimer, rispetto ad novantenne allettato ma lucido.

Oppure, ancora, un anziano con vita sociale attiva che a seguito di inserimento del catetere vescicale, si isola perchè ritiene "vergognosa" tale situazione.

Come si può ben intuire la differenza tra lo spiegare il "pianeta catetere" ad un’ analfabeta, rispetto ad una persona istruita.

Variabili legate alla famiglia

- cultura (capacità di comprensione della problematica)

- disponibilità ("voglia di assistere")

Tra i pazienti da noi seguiti ci sono esempi di famiglie "premurose" e altre che avvertono il paziente come "un peso".

Esempio è il sig. C.P. di anni 92, autosufficiente, che vive con figlio, nuora e nipote in un ambiente molto confortevole, aiutato da un’operatrice domestica 24 ore al giorno, che ad ogni visita esprime il desiderio di morire, in quanto per lui il catetere è invalidante perché non gli permette di uscire di casa.

Nonostante i nostri suggerimenti, la famiglia ha sempre trovato "impedimenti" ad accompagnare fuori il paziente.

Caso diverso è il sig. C.A. di anni 87, autosufficiente, che vive serenamente con la cognata che lo accudisce con molta cura.

O ancora il sig. D.G. di anni 85, non autosufficiente, con moglie straniera (extracomunitaria con difficoltà comunicative a causa della lingua) e con l’intervento per alcune ore alla settimana di un’operatrice sociale, che non accetta consigli igienici e ciò crea una situazione molto critica.

 

Variabili legate all’ambiente

- igiene

- struttura abitativa (intesa come dislocazione locali e presenza o meno di servizi igienici)

Come illustrato negli esempi precedenti, ci sono pazienti che vivono in alloggi confortevoli e altri che hanno il servizio igienico (alla turca) fuori casa o se abbisognano di acqua calda devono usare la cucina a gas.

 

Variabili legate a terapia farmacologica

- antibioticoterapia e/o profilassi sistematica

Prima della nostra assistenza, in molti casi, il cambio catetere prevedeva un’antibiotico-profilassi sistematica.

Attualmente si è cercato di eseguire un’antibiotico-profilassi mirata (casi particolari) o antibiotico-terapia solo in presenza di I.V.U. e ciò sempre su prescrizione del medico di base.

 

Variabili legate al catetere e al circuito - nella seguente scheda è riassunto ciò che abbiamo trovato a domicilio:

 

 

 

A questo punto l’infermiere dovrà lavorare su tutti gli aspetti citati, per fornire la migliore gestione del catetere in relazione alle condizioni e alle aspettative di paziente e famiglia.

La cosa migliore è che il paziente usi il circuito chiuso, ma questo alcune volte va a cozzare duramente contro le abitudini e le necessità del paziente (vita di relazione)

L’obiettivo dell’infermiere dev’essere, soprattutto e comunque, l’uomo.

Ed è all’uomo, quando è possibile, che l’infermiere deve rivolgersi per far emergere le potenzialità e le capacità di controllo e di manualità sul catetere.

 

 

A domicilio

L’utente cateterizzato che abbisogna del servizio si rivolge, con l’impegnativa del medico di base, al Coordinamento Sanitario, che provvede ad espletare le pratiche burocratiche necessarie e ci invia la regolare attivazione.

 

 

L’infermiere professionale, a cui Il paziente viene affidato, durante la prima visita rileva più dati possibili sugli aspetti prima descritti e compila la seguente scheda infermieristica:

 

 

suggerisce alla famiglia di procurarsi un salvaletto, una padella e un flacone di Betadine soluzione (per disinfezione e lavaggio vescicale);

 

esegue il prelievo di urine per l’esame estemporaneo con una striscia multistick;

 

provvede a sostituire il catetere (da usare preferibilmente quelli in silicone 100%) alle scadenze prefissate o in caso di necessità (ostruzione, dislocazione, fuoriuscita) utilizzando il seguente materiale:

- catetere in lattice o silicone (secondo la reattività individuale);

- sacca sterile per urina;

    • kit sterile per cateterismo (telini di carta per il piano sterile, garze, siringa con fisiologica per gonfiare il palloncino,
    • lubrificante);

- guanti in lattice sterili;

- schizzettone per lavande;

- fisiologica (per lavaggio vescicale);

- striscie reattive multistick.

pratica un lavaggio vescicale;

 

verifica l’intero sistema di drenaggio;

programma visite di controllo ad intervalli regolari (secondo le problematiche individuali) con l’esecuzione di verifiche, lavaggio vescicale, prelievi per sticks, ecc.;

Infatti la situazione di alcuni pazienti, può richiedere il controllo o il cambio catetere più spesso di quanto codificato.

Per esempio è indispensabile una visita settimanale (o più) ai pazienti portatori di catetere per patologie che provocano presenza di muco o coaguli in vescica.

 

informazioni utili all'assistito e ai conviventi su:

- pratiche burocratiche

- richiesta invalidità;

- approvvigionamento sacchetti di raccolta urine;

- ecc.

 

- gestione catetere

 evitare che la sacca sia posta al disopra del catetere (per impedire che l'urina refluisca in vescica);

 evitare di sconnettere la sacca dal catetere, e qualora fosse inevitabile farlo, eseguire la manovra muniti di guanti

evitando di contaminare i punti di raccordo;

 controllare che il tubo di raccordo non presenti strozzature o sia intasato, nel caso aggiustare o sostituire la sacca;

 vuotare spesso la sacca riduce il peso e la possibilità di trazioni;

 fare attenzione di non strattonare il catetere per evitare traumi all'uretra;

 eventualmente, per esempio in pazienti confusi, fissare alla gamba il tubo di raccordo con un cerotto;

 

illustra il funzionamento del catetere, la modalità di fissaggio (palloncino) e i possibili inconvenienti (fuoriuscita del catetere dalla vescica per rottura del palloncino), che non necessitano, nella maggior parte dei casi, di intervento urgente, ma differibile di alcune ore.

consiglia di controllare il catetere e/o il tubo di raccolta (che non siano bloccati) in caso il paziente avverta

    • tenesmo
    • e/o bruciori
    • e/o perdita d’urina
    • e/o dolore
    • e/o ematuria

e di comunicare con il Caposala o in sua assenza con il Reparto, che provvederà a dare le indicazioni più corrette per risolvere il problema (invio dell’infermiere, indicazione all’attivazione del medico di base o ricorso alla struttura ospedaliera).

 

elementi di igiene:

  ambiente pulito e areato;

  dieta equilibrata e adeguata all'età e alla patologia;

  liquidi (acqua, tè, ecc.) per uno/due litri durante tutto il giorno, salvo controindicazioni (es. I.R.C.);

 alvo regolare;

 igiene generale (doccia o bagno anche con il catetere);

 pulizia dei genitali e del catetere con acqua e sapone quotidianamente e comunque ogni volta sia necessario;

 

compila la scheda di visita che poi lascia al paziente:

 

 

 

Conclusione

Abbiamo cercato in questa pur breve esposizione di illustrare i punti fondamentali dell’assistenza al paziente con catetere a domicilio.

Siamo partiti ad handicap vista la scarsità di materiale sull’argomento; ci siamo quindi affidati alla nostra esperienza ospedaliera, alla consulenza del dott. Bucci (specialista urologo), alla collaborazione della dott.ssa Cantori (biologa) e all’aiuto del nostro primario dott. Viggiano.

A tutt’oggi esplichiamo (1 caposala e 3 infermieri professionali) l’attività domiciliare, in orario extralavorativo, ad una sessantina di pazienti, cercando di coprire mattino e pomeriggio, esluso i giorni festivi.

In tal modo sono stati evitati molti ricoveri od interventi delle strutture del Presidio Ospedaliero (ambulanze - P.S. - Urologia), con notevole beneficio per i pazienti e risparmio per l’ULSS.

Speriamo nel prossimo futuro di poter contattare altri operatori con analoghe esperienze per utili confronti.

Ma una cosa è certa: tante realtà, tanti casi, tanti contatti umani e tante gratificazioni ci infondono l’entusiasmo per superare le difficoltà.

Domenico Florian e Luciano Urbani

 

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