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Monitoraggio delle urine a domicilio

nei pazienti portatori di catetere vescicale

di Luciano Urbani  Infermiere Unità Operativa di Urologia Ospedale di Mestre

Introduzione: Dall’ospedale a domicilio

Nel 1991 la Direzione sanitaria ha raccolto l’esigenza degli utenti non deambulanti di essere assistiti al proprio domicilio e così, nel contempo, si diminuiva l’occupazione di posti letto preziosi nelle corsie dell’ospedale di Mestre.

La C.S.S.A.,coordinatrice del servizio domiciliare, affidava ad alcuni infermieri in servizio nelle corsie, i pazienti che i Distretti , ancora in via di potenziamento, non riuscivano ad assistere.

A me, che lavoravo in corsia di Urologia, ha affidato pazienti con catetere vescicale a permanenza.

Già da alcuni anni la nostra ULSS aveva attuato le indicazioni sulla prevenzione delle infezioni ospedalierei del C.D.C. di Atlanta, di M.L. Moro dell’Istituto Superiore di Sanità e di Finzi e Taddia dell’Ospedale S. Orsola di Bologna, in particolare riguardo alle infezioni urinarie e le manovre strumentali e la cateterizzazione, la relativa gestione (indicazione corretta, appropriato catetere, esecuzione corretta, adozione circuito chiuso, educazione sulla gestione del sistema).

Tutte cose corrette e precise, in corsia, ma problematiche da attuare a domicilio, dove incontravo situazioni diverse da un’abitazione all’altra, e preparazione, comprensione, disponibilità ancor più molteplici nei famigliari, nonché esigenze di vita differenti nei pazienti, spesso mal conciliabili con le necessità di asepsi e terapeutiche del presidio (ematuria, distensione vescicale, ecc).

Per cui andare a domicilio significava abbandonare le sicurezze dell’ambiente protetto e ben codificato, e affrontare le innumerevoli variabili riguardo paziente-famiglia-habitat.

A fronte di numerose domande che mi sorgevano non ho trovato manuali o protocolli infermieristici di assistenza domiciliare specifica, almeno in Italia:

  • quale metodo attuare a casa?;
  • è corretto imporre un metodo di gestione che poi non viene mantenuto realmente per incapacità, intolleranza o rifiuto da parte di paziente e/o famiglia o inidoneità ambientale?;
  • il tipo dei presidi influisce sulla qualità della gestione?;
  • quali sono le cause di alcuni disturbi urinari, spesso considerati minori dal medico di base, quali tenesmo, perdita d’urina, ricorrente ostruzione del catetere, accusati da alcuni pazienti?;
  • è possibile prevenirli o attenuarli?;
  • il metodo di gestione a circuito chiuso se attuato anche a casa previene le infezioni urinarie?
  • antibioticoterapia o antibioticoprofilassi (anche se il tema non è di mia pertinenza) previene o elimina l’insorgenza e la presenza di infezioni urinarie? quale farmaco usare e per quanto tempo (e le resistenze batteriche)?.

Per cui con l’aiuto di Domenico Florian, Caposala, la collaborazione del dott. Bucci, urologo, il sostegno del dott. Viggiano, Primario urologo, lo stupendo incoraggiamento della dott.ssa Cantori, microbiologa, l’attenzione della sig.ra Cervellin, Capo dei Servizi Sanitari Ausiliari, l’assenso del Prof. Forte, Coordinatore Sanitario, e infine la disponibilità dei Medici di Base, ho iniziato ad affrontare il problema catetere.

Prima di tutto è necessario conoscere gli aspetti diversi dell’assistenza e di cosa succede al paziente con catetere nel suo domicilio, per cui con il computer a casa ho formulato schede e archivi informatici che mi permettessero l’archiviazione e la successiva elaborazione dei dati raccolti.

Vorrei ricordare che in quegli anni era ancora difficile, a causa della carenza dell’hardware e software confezionare dei prodotti informatici di modulistica di archiviazione, schede e report conseguenti, presentazioni degli elaborati.

Per prima una scheda per la raccolta dei dati anagrafici, di vita e patologie presenti e relativi farmaci in uso da compilare la prima visita (Scheda infermieristica domiciliare).

Poi una scheda visite per i dati amministrativi, del catetere e delle urine che compilavo ad ogni visita (Scheda visita domiciliare).

Durante la prima visita cercavo di inquadrare il paziente secondo: patologia di base e correlata, interventi chirurgici, mobilità, coscienza, con chi vive, igiene, alimentazione, idratazione, alvo, abitudini, farmaci, eventuali handicap; la famiglia riguardo a: disponibilità, capacità, attenzione; l’ambiente in merito a adeguatezza, igiene, confort.

Mi informavo sulla gestione del catetere effettuata finora.

Se avvertivo disagio o tensione nella famiglia per la nuova situazione cercavo di tranquillizzare i famigliari e il paziente informando e chiarendo la situazione, consigliando i comportamenti corretti da attuare, per evitare conseguenze spiacevoli o dannose (Protocollo per paziente e famiglia).

Davo consigli di base per il paziente: pulizia dei genitali e del catetere, idratazione conveniente, prevenzione di traumi e inquinamenti.

Allora ipotizzavo un progetto di gestione del catetere rispondente alle condizioni riscontrate, l’esigenza del paziente e della famiglia ( Schema gestione catetere).

E alla fine assieme al paziente e famiglia provavamo a realizzare la metodica scelta valutando difficoltà di attuazione e di mantenimento di uno standard adeguato.

Chiedevo alla famiglia di procurare alcune cose utili all’assistenza: una tela salvaletto (utile sempre), una padella di plastica, un flacone di soluzione di povidone-iodio (Materiale).

Raccomandavo di avvertirmi in caso di dubbi, disagi o anomalie.

Al medico di base richiedevo l’impegnativa per cambio e controllo catetere e l’impegnativa mensile per esame colturale con c.c.b. e a.b.g. e chimico delle urine.

Queste procedure le ho rodate seguendo nel 1991 12 pazienti per un totale di 82 visite e 57 esami colturali .

Con il 1992 ho attuato il suddetto protocollo di assistenza e sorveglianza delle infezioni urinarie a domicilio.

Materiali e metodi

I pazienti, solo maschi non deambulanti, che mi venivano affidati provenivano dalla dimissione di reparti soprattutto di medicina, ma anche da reparti chirurgici e qualcuno dal mio reparto.

Ad ogni visita mensile prima di tutto effettuavo il prelievo per coltura, chimico e stick estemporaneo delle urine, e poi procedevo al controllo o alla sostituzione del catetere (Protocollo per prelievo sterile di urina). Programmavo la visita che prevedeva il prelievo di urine al mattino avvisando l’assistito o i famigliari di chiudere il flusso urinario per circa 30 minuti prima del mio arrivo.

I campioni d’urina dei pazienti di quel giorno (al massimo tre) li consegnavo immediatamente al termine delle visite, al Laboratorio di Microbiologia dell’Ospedale Umberto I° di Mestre.

Risultati

I pazienti nel 1992 sono stati 17 così distribuiti:             per età

>70 anni 1 paziente
71-80 -----------
81-90 12 pazienti
91-100 4 pazienti

 

per patologia 12 pazienti urologica per 9 ipertrofia prostata

" 2 k prostata

" 1 k vescica

5 " non urologica per 2 demenza

" 2 arteriopatia

" 1 esiti incidente

pazienti neoplastici 3 urologici (di cui 1 con meta polmonari e schel. )

1 non urologico (leucemia linf. cronica)

motivo catetere 2 pazienti per incontinenza

15 " ritenzione

                                                                tempo presenza catetere

da    10 anni 1 paziente
da      6 anni 1 paziente
da      5 anni 1 paziente
da      2 anni 1 paziente
da <= 1 anno 13 pazienti

 

giorni assistenza da 1 a 100 giorni 6 pazienti

da 101 a 200 giorni 5 pazienti

da 201 a 300 giorni 2 pazienti

con 365 giorni 4 pazienti

visite da 1 a 10 visite 12 pazienti

da 11 a 20 visite 5 pazienti

esami colturali da 1 a 10 esami 15 pazienti

da 11 a 20 esami 2 pazienti

nel 1993 i pazienti seguiti sono stati 18 così distribuiti:

per età < 70 1 paziente

70-80 6 pazienti

81-90 6 pazienti

91-100 5 pazienti

per patologia 14 pazienti urologica per 8 ipertrofia prostata

" 3 k prostata

" 3 k vescica

4 " non urologica per 2 demenza

" 1 esiti ictus

" 1 esiti incidente

pazienti neoplastici 6 urologici (di cui 1 con meta polmonari)

2 non urologici (1 leucemia linf. cron. e 1 k polmonare)

motivo catetere 2 pazienti per incontinenza

2 pazienti per ematuria

1 pazienti per drenaggio

13 " ritenzione

tempo presenza catetere da 11 anni 1 paziente

da 7 anni 1 paziente

da 6 anni 1 paziente

da 5 anni 1 paziente

da 3 anni 1 paziente

da 2 anni 2 pazienti

da 1 anno o meno 11 pazienti

giorni assistenza da 1 a 100 giorni 8 pazienti

da 101 a 200 giorni 1 paziente

da 201 a 300 giorni 1 paziente

> 300 giorni 1 paziente

con 365 giorni 7 pazienti

visite da 1 a 10 visite 9 pazienti

da 11 a 20 visite 9 pazienti

esami colturali da 1 a 10 esami 12 pazienti

da 11 a 20 esami 6 pazienti

luciano.urbani@inferweb.net